PFAS – le pompe di calore sono interessate in modo marginale

Le PFAS (sostanze per- e polifluoralchiliche) sono da tempo utilizzati ovunque sia necessario respingere acqua e olio: nei tessuti, nelle pentole, nei cosmetici, nelle schiume antincendio, nel cartone rivestito, nei pesticidi, ecc. Si tratta di molecole composte da carbonio e fluoro. Queste molecole si decompongono difficilmente e solo in un periodo di tempo molto lungo. Per questo motivo sono note anche come “sostanze chimiche eterne”. Le PFAS si trovano quindi ovunque nell’ambiente e tendono ad accumularsi. È per questo che entrano anche nel corpo umano e al di sopra di una certa concentrazione possono essere dannosi per la salute. Pertanto, l’assunzione di PFAS dovrebbe essere ridotta il più possibile.

Quando i refrigeranti convenzionali come l’R410A, l’R407C o l’R134a, contenuti in molte pompe di calore, fuoriescono dalla pompa di calore in caso di danni e vengono rilasciati nell’aria, si degradano. Uno dei prodotti di degradazione è l’acido trifluoroacetico (TFA), anch’esso un PFAS. I refrigeranti naturali, ad esempio il propano (R290), non contengono invece le PFAS.

A seconda della pompa di calore, i refrigeranti e le quantità di carica di refrigerante utilizzate sono visibili nei seguenti punti:

  • sulla pompa di calore stessa, sulla targhetta
  • nel manuale in dotazione
  • sul sito web del produttore e nei dati del prodotto.

La maggior parte delle pompe di calore installate nelle case monofamiliari sono dotate di un circuito refrigerante sigillato ermeticamente durante la fabbricazione. Il rischio di fuoriuscita del refrigerante è quindi molto basso.

Le PFAS sono presenti in molti prodotti. Nelle pompe di calore, le PFAS sono presenti solo quando i refrigeranti convenzionali fuoriescono dal circuito frigorifero, cosa che accade molto raramente.

Fonte: UFAM

Ulteriori informazioni sui refrigeranti sono disponibili sul sito web dell’APP all’indirizzo https://www.fws.ch/it/agenti-refrigeranti/